La saggezza de la natura

Famo a capisse, pe’ me so’ tutti uguali,
omini e ragni, i cammelli e pure li squali
e ancora l’erba e la vacca che se la magna:
pe’ ciascuno che more, un antro ce guadagna.

L’omo se monta la testa, se fa importante,
vole, dispone e s’atteggia a fa’ er comandante,
e s’è inventato persino la religgione
pe’ convince se stesso che der monno è padrone.

Mica me posso impone a dittatrice,
io nun m’immischio: so’ solo er disegnatore.
Prima o poi tocca a tutti ’na bella cicatrice.

Peggio pe’ lui si quarcuno se sente un re,
basta a le vorte un virus, un raffreddore
pe’ stecchì ’na genia. Ma che me frega a me?

Gianluca Cinelli

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2 risposte a "La saggezza de la natura"

  1. “La saggezza de la natura” segue le orme leopardiane ma in modo ironico. L’essere umano può credersi ‘padrone della Terra’ tanto da riuscire, secondo il pensiero dell’Antropocene, a modificarne irreversibilmente persino il clima. Ma la natura, che nel sonetto è antropomorfizzata ed esprime i suoi pensieri, è completamente indifferente alle paure e alle passioni spropositate degli esseri umani: la natura regola se stessa e di fronte a un virus che distrugge le certezze ‘instabili’ del genere umano semplicemente dice “ma a me, che me ne frega?’

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