La linea d’ombra, Joseph Conrad (1916)
Di Gianluca Cinelli
In questo libro del 1916, Conrad racconta l’avventura del suo primo comando marittimo, assunto in circostanze piuttosto inattese e non proprio fortunate. Si tratta di un libro pieno di allusioni fantastiche, di atmosfere in cui l’esotico si mescola con l’onirico e tuttavia su ogni pagina domina un controllo vigile di scrittura, di calibratura perfetta dello stile, di scelta accurata delle parole. Il vago convive con l’esatto, così come il sogno si mescola con il ricordo dell’esperienza reale, conferendo alla scrittura grande potenza poetica. Non si tratta soltanto di una storia di mare, perché l’esperienza che qui viene raccontata sotto la superficie dei fatti – la maturazione attraverso una penosa prova d’iniziazione – riguarda tutti, in ogni luogo tempo e cultura, e non è diversa dal materiale dei miti e dei riti antichi.
La linea d’ombra ha compiuto cento anni da poco, eppure non appare invecchiato di un solo giorno. Al contrario è vivo, forte, parla una lingua moderna e sobria, riconduce alle cose che chiama con il loro nome proprio, anche quando evoca l’astratto e l’indicibile. Il giovane capitano, oppres sotto il peso delle sue responsabilità solitarie nell’immobilità della bonaccia, mentre attende il colpo di vento che potrà far ripartire la nave o strapparle gli alberi, è una figura che oggi potrebbe risultare non così incomprensibile a un giovane di vent’anni che si appresta ad affrontare il mondo. Perché nessuno sa mai attraverso quali prove scoprirà se stesso.